Il nome “Cornedo” (da cornus = corniolo o Cornetum = selva di cornioli) è di origini latine ed è collegabile alla presenza sul territorio di numerosi cornioli, piante selvatiche dai piccoli frutti commestibili, di sapore leggermente asprigno. L’aggettivo “vicentino” è stato aggiunto dopo l’annessione del Veneto al Regno d’italia, per favorire la chiara ed immediata identificazione della località.
Comune della Valle dell’Agno, Cornedo divenne località di una certa importanza probabilmente a partire dall’epoca romana, anche se nel suo territorio, come in tutto il resto della valle, ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza dell’uomo fin dall’epoca preistorica. Un primo sviluppo Cornedo lo conobbe durante l’Alto Medioevo, quando l’abitato, che si suppone sorgesse ai piedi del colle di San Sebastiano, venne protetto da un castello. Secondo i documenti pervenutici questa fortificazione è preesistente l’anno 974 e fu concessa in feudo con annessi beni e terre ai nobili Miglioranza, appartenenti ad un ramo collaterale della casata dei Trissino. Per la sua posizione il Castello di Cornedo era considerato punto strategico sulla via di accesso alla Germania e venne a lungo dominata dagli imperatori, attraverso l’investitura feudale concessa a uomini di fiducia: l’investitura ai Trissino, assegnata nel XIII secolo dall’imperatore Federico ll, fu ribadita da Ezzelino; dopo la morte di quest’ultimo Cornedo passò nelle mani dei Visconti e poi dei Dalla Scala.
La chiesa di S. Andrea, nella frazione di Cereda (località un tempo comune autonomo), è il primo edificio religioso assurto al rango di parrocchiale, a partire dal XIII secolo.
Cornedo seguì il destino di Vicenza ed accettò il dominio della Serenissima, sancito dall’atto di spontanea dedizione firmato nel 1404 dai vicentini. Durante il XV secolo Gian Giorgio Trissino riconquistò vasti territori della vallata appartenuti a proprietari o comunità che avevano scelto di mantenersi fedeli alla Signoria Viscontea. I Trissino rimasero i più potenti proprietari terrieri locali anche durante il lungo governo veneziano, anche se la dolcezza del territorio attirò molte famiglie del patriziato cittadino, che vi acquistarono terre e vi fecero costruire eleganti ville. Le condizioni di vita della popolazione rimasero però piuttosto difficili: indeboliti dal duro lavoro nei campi e malnutriti, gli abitanti furono facile preda di malattie come la pellagra e la peste. Le abitazioni erano poi miserevoli e poco salubri: rarissime le case costruite in muratura e fornite di coppi e solaio; la maggioranza della popolazione disponeva di capanne costruite con materiali poco resistenti come legno, paglia e fango. In tempi più recenti però le maggiori disponibilità economiche e la diffusione delle basilari nozioni igieniche determinò la costruzione di edifici “misti” con una zona focolare in muratura ed un porticato in materiale deperibile. L’evoluzione si compì durante il XVII secolo. Costruzioni ben più solide erano i numerosi mulini, le segherie ed i magli da officina, che sfruttavano la forza dell’acqua dei torrenti esistenti nel territorio. Il terreno fertile, la ricchezza d’acqua ed il clima mite contribuirono allo sviluppo economico e permisero la nascita di una rete fittissima di attività fra loro collegate e di grandezza medio piccola. Cornedo ebbe una evoluzione lenta ed equilibrata, culminata nell’ascesa economica successiva alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Principale caratteristica storico-artistica del territorio comunale è la presenza di alcune “ville di delizia”, le tipiche ville fatte costruire dal patriziato della Serenissima nell’entroterra, per il duplice scopo di controllare il rendimento delle annesse proprietà fondiarie e di trascorrere piacevoli soggiorni estivi.
Pagina aggiornata il 30/09/2024